domenica 6 dicembre 2015

BATHORY - IN MEMORIA DI QUORTHON - di Claudio Turco



Svezia. 1984. Ace Börje Thomas Forsberg, sotto l'influenza di gruppi musicali quali Mothorhead e Black Sabbath,  decide di formare i Bathory, con il nome di QUORTHON (nome di un demone antagonista di Cristo). Egli fu polistrumentista e unico membro fisso del gruppo;  gli altri due membri furono più volte cambiati nel corso degli anni, seppur rimanendo sotto i soprannomi di VVORNTH e KOTHAAR (demoni della mitologia scandinava).
La prima produzione musicale dei Bathory, come suggerito dai loro nomi di scena e dal nome stesso della band, quello della serial killer e contessa ungherese Erzsébet Báthory , è incentrata su satanismo, malvagità e blasfemia.
Solo tre anni prima, nel 1981, gli inglesi VENOM diedero vita al primo album musicale della storia dotato delle suddette caratteristiche, WELCOME TO HELL, e, l'anno successivo, all'album che darà origine a questo genere di musica, il black metal, chiamato appunto BLACK METAL (1982)


l primo album dei Bathory, chiamato come lo stesso gruppo, BATHORY, presenta un capro satanico come copertina e canzoni quali "In Conspiracy with Satan", "Reaper" e "Sacrifice", il tutto coronato da un sound sporco, velocissimo e dallo scream infernale di Quorthon.
Quest'album e i due successivi ("The Return"... e "Under the Sign of the Black Mark") costituiranno le basi della nascita del black metal scandinavo, ed in particolare norvegese: Mayhem, Burzum, Darkthrone, Emperor, Immortal, Tsjuder, Satyricon, Limbonic Art, Ulver e molti altri.
Dal quarto album però, "BLOOD FIRE DEATH",le tematiche affrontate cambiano, passando dalla malvagità degli album precedenti a racconti di battaglie epiche, nelle quali tuttavia si può ancora riscontrare un aspetto blasfemo.
HAMMERHEART ("CUORE DI MARTELLO,1990, QUINTO ALBUM, 1991)
                                                  
"...Prometti, figlio mio, davanti al mio cadavere
Che sta lentamente impallidendo
Di afferrare la mia spada, alzarla verso il cielo
Ed urlare il mio saluto..."
Dalle parole di questa canzone, FATHER TO SON, dell' album Hammerheart, si intuisce facilmente come quest'ultimo abbia segnato un vero e proprio punto di svolta per il gruppo svedese: malvagità e blasfemia scompaiono completamente, per lasciare il posto alla celebrazione delle tradizioni antiche dei popoli vichinghi, della terra del Nord con i suoi laghi, fiumi, montagne, foreste e mari. Le tracce si tingono di epicità, grazie all'inserimento di cori echeggianti che accompagnano la voce di Quorthon e di strumenti musicali folkloristici.
L'altmosfera dei brani è resa magnificentemente mediante l'inserimento di svariati rumori della natura: il rombo di tuoni lontani, il cinguettio degli uccelli, il verso dei gabbiani, il rumore del leggiadro infrangersi delle onde, il lieve fischio del vento che soffia, lo scrosciare dell'acqua, il galoppo e nitrito di un cavallo impetuoso.
L'atmosfera bellica che carattaerizza alcuni brani, ad esempio SHORES IN FLAMES del suddetto album e BROKEN SWORD, dell'album BLOOD ON ICE, è enfatizzata da Quorthon,nel primo, mediante veri e propri urli di battaglia mentre nel secondo dall'apposizione del suono metallico di una spada che viene sguainata.
Caso unico e non meno meraviglioso degli altri è l'intro della canzone sopra riportata, FATHER TO SON, che riproduce, in modo quasi cinematografico o teatrale, non un singolo suono ma una vera e propria situazione, probabilmente di vita quotidiana all'interno di un insediamento vichingo: si odono il pianto di un bambino (probabilmente il nascituro di cui la canzone parla), un leggero e vivace brusio di sottofondo, il latrato di un cane, un martello che ripetutamente colpisce un'incudine.
HAMMERHEART,rappresenta un viaggio, un viaggio in cui l'eco dei cori e della natura, guidato dalla voce di Quorthon, trasportano al suo interno l'ascoltatore, al quale sembra quasi di sentire quel soffio di vento nordico tra i capelli, sulla prua della nave vichinga che sta dirigendosi alla conquista delle coste.
Tutti i suoni sono coordinati quasi orchestralmente, e fanno in modo che l'ascoltatore scolpisca su di essi gli ambienti di cui trattano le tracce.

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