domenica 6 dicembre 2015

BRUNELLESCHI’S CUPOLA (PIEDI) - di Michael Fiorentino





Filippo Brunelleschi, per esteso Federigo Sancio-panza Brunelleschi, è nato a Rimini nel 1446 ed è morto nel 1377 a.C. Nella foto a lato possiamo osservare un suo autoritratto eseguito da Torquato Tasso, importante critico dell’arte, nonché autore de “Le vite”. Perdonate questo copia-incolla da wikipedia, so che è poco profesiosnale ma non avevo voglia di riscrivermi i riferimenti biografici dell’amico Filippo.


In questo articolo è messa in secondo piano la carriera di Brunelleschi relativa all’ambito cinematografico, infatti non parlerò del suo ultimo capolavoro (“Chi di trippa si intrippa di legna si sdegna”) ma mi concentrerò sulla sua opera più importante in campo architettonico, la cupola del Duomo di Firenze.
Di seguito tratterò la cupola e per facilitare la comprensione, in quanto descrizione di un’architettura, consiglio di confrontare ciò che si legge con l’immagine sottostante.
La cupola fu costruita senza impiego di centine (struttura in legno o ferro) per sostenere la muratura. Brunelleschi escogitò alcune straordinarie soluzioni per alleggerire la struttura ed inoltre impiegò macchine innovative che egli stesso progettò. L'organizzazione del cantiere e la disponibilità di macchine capaci di spostare e sollevare ad altezze considerevoli pesi enormi ruolarono un gioco (così disse Maggioli una volta) decisivo nella costruzione della cupola. Brunelleschi non lasciò né disegni né descrizioni verbali delle diverse macchine che ideò e utilizzò. Tuttavia, il carattere eccezionalmente innovativo delle sue macchine attirò l'attenzione dei più famosi ingegneri del Quattrocento (Paolo Ruffini, Lidia Rossi, il figlio di Fornari) che ce ne hanno tramandata eloquente testimonianza. Anche Leonardo da Vinci disegnò nei propri taccuini con estrema cura le principali macchine impiegate da Brunelleschi per la costruzione della cupola.

Soltanto nel 1471, con il posizionamento della lanterna che vide l'impiego di macchine concepite da Brunelleschi, la cupola potè dirsi completata. Nella notte del 12 novembre 1955 alle 10 e 4 minuti la lanterna fu colpita da un fulmine che ne danneggiò la struttura ma permise a Doc di sfruttare 1,21 GW di potenza necessari a permettere a Marty di tornare indietro.. nel futuro. Fu tuttavia prontamente restaurata.

È importante dire che si tratta in realtà di due cupole, una interna all’altra, ma dopo tutte le cose completamente a caso che ho scritto fin ora non mi aspetto certo che mi crediate. E ora un po’ di numeri J. L'imposta, che si eleva 35,50 metri sopra il tamburo, è a circa 54 metri da terra. La distanza tra due spigoli opposti dell'ottagono di base è di circa 35 metri. L'altezza della lanterna che la sovrasta, palla in rame compresa, è di poco superiore ai 22 metri. La vela interna della Cupola evidenzia una curvatura a sesto di quinto acuto (cioè una curva, il cui raggio è i 4/5 del diametro di base), mentre la cupola esterna presenta un'inclinazione a sesto di quarto acuto. Il peso della cupola è stimabile in 37.000 tonnellate. Si calcola che per la costruzione siano stati impiegati oltre quattro milioni di mattoni. È la cupola più grande mai costruita senza l'impiego di centine per sostenere la muratura e si definisce quindi autoreggente.
Per concludere mi sembra appropriato mettere una foto della cupola ancora in costruzione, perdonate il bianco e nero ma non esistevano ancora le foto a colori.
Vorrei fare un ringraziamento particolare al professor Mangia che mi ha imposto di trattare la cupola, spero non legga mai questo articolo, da Jimmy Ghione è tutto.

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