Filippo Brunelleschi,
per esteso Federigo Sancio-panza Brunelleschi, è nato a Rimini nel 1446 ed è
morto nel 1377 a.C. Nella foto a lato possiamo osservare un suo autoritratto
eseguito da Torquato Tasso, importante critico dell’arte, nonché autore de “Le vite”. Perdonate questo
copia-incolla da wikipedia, so che è poco profesiosnale ma non avevo voglia di
riscrivermi i riferimenti biografici dell’amico Filippo.
In questo articolo è
messa in secondo piano la carriera di Brunelleschi relativa all’ambito
cinematografico, infatti non parlerò del suo ultimo capolavoro (“Chi di trippa si intrippa di legna si
sdegna”) ma mi concentrerò sulla sua opera più importante in campo
architettonico, la cupola del Duomo di Firenze.
Di seguito tratterò la
cupola e per facilitare la comprensione, in quanto descrizione di
un’architettura, consiglio di confrontare ciò che si legge con l’immagine
sottostante.
La cupola fu costruita senza impiego di centine (struttura in legno o ferro) per sostenere la muratura. Brunelleschi escogitò alcune straordinarie soluzioni per alleggerire la struttura ed inoltre impiegò macchine innovative che egli stesso progettò. L'organizzazione del cantiere e la disponibilità di macchine capaci di spostare e sollevare ad altezze considerevoli pesi enormi ruolarono un gioco (così disse Maggioli una volta) decisivo nella costruzione della cupola. Brunelleschi non lasciò né disegni né descrizioni verbali delle diverse macchine che ideò e utilizzò. Tuttavia, il carattere eccezionalmente innovativo delle sue macchine attirò l'attenzione dei più famosi ingegneri del Quattrocento (Paolo Ruffini, Lidia Rossi, il figlio di Fornari) che ce ne hanno tramandata eloquente testimonianza. Anche Leonardo da Vinci disegnò nei propri taccuini con estrema cura le principali macchine impiegate da Brunelleschi per la costruzione della cupola.
La cupola fu costruita senza impiego di centine (struttura in legno o ferro) per sostenere la muratura. Brunelleschi escogitò alcune straordinarie soluzioni per alleggerire la struttura ed inoltre impiegò macchine innovative che egli stesso progettò. L'organizzazione del cantiere e la disponibilità di macchine capaci di spostare e sollevare ad altezze considerevoli pesi enormi ruolarono un gioco (così disse Maggioli una volta) decisivo nella costruzione della cupola. Brunelleschi non lasciò né disegni né descrizioni verbali delle diverse macchine che ideò e utilizzò. Tuttavia, il carattere eccezionalmente innovativo delle sue macchine attirò l'attenzione dei più famosi ingegneri del Quattrocento (Paolo Ruffini, Lidia Rossi, il figlio di Fornari) che ce ne hanno tramandata eloquente testimonianza. Anche Leonardo da Vinci disegnò nei propri taccuini con estrema cura le principali macchine impiegate da Brunelleschi per la costruzione della cupola.
Soltanto nel 1471, con
il posizionamento della lanterna che vide l'impiego di macchine concepite da
Brunelleschi, la cupola potè dirsi completata. Nella notte del 12 novembre 1955
alle 10 e 4 minuti la lanterna fu colpita da un fulmine che ne danneggiò la
struttura ma permise a Doc di sfruttare 1,21 GW di potenza necessari a
permettere a Marty di tornare indietro.. nel futuro. Fu tuttavia prontamente restaurata.
È importante dire che
si tratta in realtà di due cupole, una interna all’altra, ma dopo tutte le cose
completamente a caso che ho scritto fin ora non mi aspetto certo che mi
crediate. E ora un po’ di numeri J. L'imposta, che si
eleva 35,50 metri sopra il tamburo, è a circa 54 metri da terra. La distanza
tra due spigoli opposti dell'ottagono di base è di circa 35 metri. L'altezza
della lanterna che la sovrasta, palla in rame compresa, è di poco superiore ai
22 metri. La vela interna della Cupola evidenzia una curvatura a sesto di
quinto acuto (cioè una curva, il cui raggio è i 4/5 del diametro di base),
mentre la cupola esterna presenta un'inclinazione a sesto di quarto acuto. Il
peso della cupola è stimabile in 37.000 tonnellate. Si calcola che per la
costruzione siano stati impiegati oltre quattro milioni di mattoni. È la cupola
più grande mai costruita senza l'impiego di centine per sostenere la muratura e
si definisce quindi autoreggente.
Per concludere mi sembra appropriato mettere una foto della
cupola ancora in costruzione, perdonate il bianco e nero ma non esistevano
ancora le foto a colori.
Vorrei fare un
ringraziamento particolare al professor Mangia che mi ha imposto di trattare la
cupola, spero non legga mai questo articolo, da Jimmy Ghione è tutto.
Davvero bello, complimenti
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