“Je continuerai à croire, même si tout le monde perd espoir.
Je continuerai à aimer, même si les autres distillent la haine.”
[Io continuerò a
credere, anche se tutto il mondo perde la speranza. / Io continuerò ad amare
anche se tutti gli altri seminano odio]
Questa splendida
frase di Abbé Pierre è stata la risposta che ho ricevuto da Amélie quando le ho
chiesto un suo pensiero sulla situazione francese. Amélie è una ragazza
francese che ha ancora la forza di sperare, che dal peggio è riuscita a trovare
un nuovo punto di partenza per ricominciare. Una di quelle persone che nel buio
della notte del dolore comune sono state in grado di seguire la strada
indicatagli dalla stella polare verso il ricominciare di una vita nuova che
sembri normale, e sono miracolosamente riuscite a non cadere nel tranello
celato della disperazione.
Il 13 novembre
2015 è una data che verrà ricordata a lungo con grande sofferenza e
nell’immaginario comune continuerà per molto tempo a sopravvivere la paura di
uomini con visi comuni, ma muniti di kalashnikov dai quali è difficile
scappare, esseri per i quali la vita non ha importanza, tanto sono persi
nell’illusione di un erroneo ideale. “La
popolazione francese è molto spaventata da quello che è successo: le persone
hanno paura di tutto e sono diffidenti nei confronti del mondo intero”, la
ragazza dice questo. Non a caso “quello che è successo” è un atto di
terrorismo, ovvero un’azione che ha come unica finalità il creare terrore tra i
civili e per rendere ciò possibile si va ad attaccare l’individuo nei suoi
diritti naturali e imprescindibili: vita, libertà e proprietà. Non puoi vivere
una vita normale quando continuamente ti ripeti che saresti potuto morire al
posto di quelle persone che vedi come fantasmi e delle quali ti giunge solo
l’eco lontano del loro nome.
Nella follia di
questi avvenimenti è stata però possibile vedere l’incredibile nascita di una
forza più grande dell’odio, di un amore che supera ogni confine territoriale e
culturale, una solidarietà che unisce il mondo in un cordoglio che condiviso
sembra quasi sopportabile. Innumerevoli sono i gesti degli artisti che si sono
distinti e che hanno voluto partecipare attivamente commuovendo tutti e anche a
livello politico alcune decisioni che sono state prese sono molto intelligenti,
come quella di illuminare con il tricolore francese i simboli dei singoli stati
per sottolineare la vicinanza dei vari governi e il sostegno per Parigi.
Quando le ho
chiesto un’opinione sulle persone che compiono certe azioni mi ha risposto
dicendo: “Per me sono dei ‘mostri’, non hanno coscienza di ciò che fanno, del
dolore che obbligano le persone a provare alla popolazione francese, al mondo.
Non capisco come possano comportarsi in questa maniera, è disumano”.
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