lunedì 26 dicembre 2016

SPORT






 IL DISASTRO AEREO DELLA CHAPE
di Mirco Battistini
Tanti, forse troppi sono stati gli incidenti aerei avvenuti a causa delle trasferte sportive. Basti pensare alla tragedia di Superga, quando il Grande Torino di Valentino Mazzola smise di calcare i campi di calcio per andare a portare la poesia del calcio nel paradiso dei campioni, o ai Busby babes del Manchester United che videro troncata la loro storia calcistica nel terribile schianto di Monaco di Baviera del 1958. L’ultimo di questi assurdi episodi riguarda proprio la tragedia della squadra calcistica del Chapecoense, avvenuta il 29 Novembre su territorio colombiano. La favola di questa sconosciuta squadra brasiliana, capace a suon di successi di arrivare a giocarsi la finale della Coppa sudamericana, è stata spezzata e mutata in tragedia dalla folle caduta dall'aereo su cui erano imbarcati i suoi giocatori. Il velivolo della piccola compagnia boliviana Lamia, su cui viaggiavano anche altri numerosi passeggeri, diretto a Medellin (Colombia), è precipitato sulle Ande, alle 22:15, ora locale (alle 4 in Italia) portandosi via 71 vite umane, tra cui 19 calciatori del “Chape”. Si sta ancora indagando sule cause dell'incidente, dopo le prime notizie che parlavano di un problema all'impianto elettrico, si è fatto strada il sospetto che l'aeroplano non avesse sufficiente carburante nei serbatoi. Saranno le inchieste dei giudici sudamericani a chiarire le eventuali responsabilità e a dare alla giustizia gli eventuali colpevoli. Quello che resta oggi è una profonda amarezza per le tante vite spezzate e la nostalgia di non poter vedere dove sarebbe stato capace di arrivare quel pugno di uomini in casacca verde che era riuscito a costruire dal nulla, una bella storia di calcio. Questa triste vicenda ha però fatto venire fuori il lato bello del mondo del pallone: l'intero mondo calcistico si è stretto intorno a questa squadra e a quei ragazzi diventati martiri di una passione. La società dell'Atletico Nacional di Medellin (la squadra con la quale il Chapecoense si doveva giocare la vittoria di Coppa sudamericana) e i suoi calciatori hanno immediatamente chiesto che il titolo fosse assegnato alla sfortunata compagine brasiliana. Non c'è stato bisogno di ripeterlo perché tutto il vertice del calcio mondiale è stato d'accordo. Ma oltre a questa onorificenza, è arrivata anche la solidarietà e il sostegno dei big del football mondiale. 
Cristiano Ronaldo ha donato 3 milioni di euro da destinare alle famiglie dei giocatori e dello staff. Ronaldinho e altri grandi calciatori si sono offerti di vestire gratuitamente la maglia della Chapecoense per consentire alla società di continuare a esistere e di portare a termine il campionato brasiliano. Anche la serie A italiana ha dedicato un piccolo ricordo ai ragazzi brasiliani, scendendo in campo col lutto al braccio e osservando un minuto di silenzio durante le partite della quindicesima giornata.Commovente e triste il racconto del portiere Josè Nivaldo, che è sopravvissuto al disastro perché non partecipava alla trasferta di Medellin: “volevo festeggiare la mia trecentesima partita con la casacca della Chapecoense, giocando davanti ai miei tifosi, nel nostro stadio”. Toccherà a lui difendere la memoria dei suoi compagni, volando tra i pali, accompagnato dal ricordo di diciannove volti che ora resteranno scolpiti per sempre sul profilo verde delle Ande.


 



















 


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