IL DISASTRO AEREO DELLA CHAPE
di Mirco Battistini
Tanti,
forse troppi sono stati gli incidenti aerei avvenuti a causa delle
trasferte sportive. Basti pensare alla tragedia di Superga, quando il
Grande Torino di Valentino Mazzola smise di calcare i campi di calcio
per andare a portare la poesia del calcio nel paradiso dei campioni,
o ai Busby babes del Manchester United che videro troncata la loro
storia calcistica nel terribile schianto di Monaco di Baviera del
1958. L’ultimo di questi assurdi episodi riguarda proprio la
tragedia della squadra calcistica del Chapecoense, avvenuta il 29
Novembre su territorio colombiano. La favola di questa sconosciuta
squadra brasiliana, capace a suon di successi di arrivare a giocarsi
la finale della Coppa sudamericana, è stata spezzata e mutata in
tragedia dalla folle caduta dall'aereo su cui erano imbarcati i suoi
giocatori. Il velivolo della piccola compagnia boliviana Lamia, su
cui viaggiavano anche altri numerosi passeggeri, diretto a Medellin
(Colombia), è precipitato sulle Ande, alle 22:15, ora locale (alle 4
in Italia) portandosi via 71 vite umane, tra cui 19 calciatori del
“Chape”. Si sta ancora indagando sule cause dell'incidente, dopo
le prime notizie che parlavano di un problema all'impianto elettrico,
si è fatto strada il sospetto che l'aeroplano non avesse sufficiente
carburante nei serbatoi. Saranno le inchieste dei giudici
sudamericani a chiarire le eventuali responsabilità e a dare alla
giustizia gli eventuali colpevoli. Quello che resta oggi è una profonda
amarezza per le tante vite spezzate e la nostalgia di non poter
vedere dove sarebbe stato capace di arrivare quel pugno di uomini in
casacca verde che era riuscito a costruire dal nulla, una bella
storia di calcio. Questa triste vicenda ha però fatto venire fuori
il lato bello del mondo del pallone: l'intero mondo calcistico si è
stretto intorno a questa squadra e a quei ragazzi diventati martiri
di una passione. La società dell'Atletico Nacional di Medellin (la
squadra con la quale il Chapecoense si doveva giocare la vittoria di
Coppa sudamericana) e i suoi calciatori hanno immediatamente chiesto
che il titolo fosse assegnato alla sfortunata compagine brasiliana.
Non c'è stato bisogno di ripeterlo perché tutto il vertice del
calcio mondiale è stato d'accordo. Ma oltre a questa onorificenza, è
arrivata anche la solidarietà e il sostegno dei big del football
mondiale.
Cristiano Ronaldo ha
donato 3 milioni di euro da destinare alle famiglie dei giocatori e
dello staff. Ronaldinho e altri grandi calciatori si sono offerti di
vestire gratuitamente la maglia della Chapecoense per consentire alla
società di continuare a esistere e di portare a termine il
campionato brasiliano. Anche la serie A italiana ha dedicato un
piccolo ricordo ai ragazzi brasiliani, scendendo in campo col lutto
al braccio e osservando un minuto di silenzio durante le partite
della quindicesima giornata.Commovente e triste il racconto del
portiere Josè Nivaldo, che è sopravvissuto al disastro perché non
partecipava alla trasferta di Medellin: “volevo festeggiare la mia
trecentesima partita con la casacca della Chapecoense, giocando
davanti ai miei tifosi, nel nostro stadio”. Toccherà a lui
difendere la memoria dei suoi compagni, volando tra i pali,
accompagnato dal ricordo di diciannove volti che ora resteranno
scolpiti per sempre sul profilo verde delle Ande.
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